Nel lavoro psicoterapeutico con il bambino occorre lavorare per costruire una relazione emotiva prima di applicare qualsiasi strumento psicologico. Sottolineo lavorare perché la costruzione della relazione è una dimensione tutt’altro che scontata e di complessa realizzazione.
Ciò significa, che lo psicoterapeuta, si è posto durante la formazione come obiettivo primario il riscoprire il proprio bagaglio emotivo infantile, ampliato dall’esperienza dell’analisi personale.

Cicconi Alessandro PsicologoQuanto alla tecnica, la formazione alla psicoterapia porta a imparare a utilizzare lo strumento del gioco, delle espressioni corporee e del disegno come veicoli delle dimensioni simboliche dei disagi interiori e gli arresti evolutivi del bambino. L’abilità dello psicoterapeuta dell’infanzia consiste nel sintonizzarsi su questi registri espressivi e operare assieme al bambino per fargli sperimentare percorsi emotivi che lo rimettano nella direzione dello sviluppo sano. Lo psicoterapeuta deve quindi imparare a “mettersi in gioco” scendendo con il bambino nelle sue fantasie tenendo funzionante, al contempo, il registro adulto. Lo psicoterapeuta sa muoversi emotivamente e cognitivamente sul doppio registro: entra “dentro il mondo del bambino” ed esce fuori “per osservare i processi attivati” e spinge la relazione nella direzione utile alla crescita. E’ un’abilità complessa, ma entusiasmante.

Il bambino non è una monade isolata; è sempre immerso nei vari contesti di vita che, ben si comprende, sono percorsi da continue comunicazioni consce e inconsce. Quindi la valutazione è orientata non solo a conoscere il mondo interno del bambino, ma anche il contesto relazionale in cui esso è inserito, recepisce e sottolinea l’importanza degli adulti, in particolare i genitori.

Cicconi Alessandro PsicologoIn una buona psicoterapia di un bambino i genitori devono diventare co-terapeuti; devono cioè essere inseriti e coinvolti nel progetto di cura. Una buona prassi sostiene che lo psicoterapeuta che ha in carico il bambino non può interessarsi anche dei genitori. Deve essere un altro collega che aiuta i genitori a elaborare le necessarie modifiche per rendere l’ambiente in cui il bambino vive più consono ai bisogni terapeutici.